La mia nascita
Sono nata a Genova al Galliera il 4 novembre del 1975. Quando mia mamma ha scoperto di essere incinta di me era contenta. Dopo due maschi finalmente arrivava una bambina; i mesi passano, io cresco nel grembo di mia mamma e va tutto bene. Poi mia mamma va a fare una visita dal ginecologo: le dicono che c’è un distacco della placenta e che dovrei nascere di 7 mesi. Invece sono nata all’ospedale Galliera di 9 mesi: dopo aver bevuto il liquido amniotico e con la placenta che veniva giù verde a pezzi, io e mia mamma stavamo per morire. Mi hanno portato al San Filippo Neri, distaccamento del Galliera. Mia mamma non vedendo che mi portavano in camera da lei, si è alzata dal letto ed è andata a piedi al San Filippo dove mi ha visto in incubatrice con il sondino nel naso e la flebo nel piedino; una garza su gli occhi per non farmi andare la luce dentro. Mia mamma aveva le graffette sulla ferita. Dopo alcuni giorni sono andata a casa con lei e mio papà. Ho conosciuto i miei due fratelli che erano piccoli, e mia nonna paterna Pina. Mi hanno messo il nome di mia nonna e come secondo nome Cinzia. Ho anche un terzo nome “Renata “, il nome di mio papà al femminile. Cresco bene.
A tre anni e mezzo sono andata all’asilo dalle suore; c’ era una suora che aveva il vizio di prendermi in braccio e farmi volare. Mi è venuta la paura di volare. Dopo un po’ di tempo ho iniziato a fermarmi a mangiare. Mia mamma mi metteva il gamellino nel cestino, un frutto, una brioscina e un succo di frutta.
Alle elementari
A sei anni ho iniziato le scuole elementari e lì mi hanno assegnato una maestra di sostegno. Si sono accorti che avevo dei problemi; mi mangiavo i gessetti e mi strappavo i capelli. Ho un conosciuto un bambino nella mia classe: si chiamava Roberto Spatari, era bello e simpatico. Un giorno mi ha detto “Vieni con me”, mi ha dato un bacino sulla guancia e da quella volta mi ha difeso sempre. Quando sono arrivata agli 11 anni ho fatto gli esami per andare alle medie e sono stata bocciata in quinta elementare. Ho dovuto dire addio al mio amico Roberto che aveva superato l’esame ed era andato via. Io ho cambiato classe e sono andata in quinta B: li ho conosciuto i miei nuovi compagni di classe. All’inizio ero spaesata poi ho preso confidenza con i miei compagni; ho fatto l’esame di ammissione alla Media di via Lomellini.
Alle medie
Lì non mi sono trovata bene; mi prendevano in giro, così ho chiesto a mia mamma se potevo cambiare scuola. Sono andata alla Media Bertani che si trova in piazza Portello. Mi sono trovata bene ho conosciuto nuovi compagni nella classe prima A. Facevamo palestra, musica, disegno e scienze. In seconda media facevo matematica (le divisioni alla lavagna), inglese e francese. Con i miei compagni di classe siamo andati in Toscana. Eravamo alloggiati all’Hotel Poggibonsi a San Gimignano. Disegnavamo i monumenti. Passa il tempo e vado in terza media. Io e i miei compagni di scuola prepariamo una recita su Giulietta e Romeo di William Shakespeare: io facevo Giulietta e un mio compagno faceva Romeo. La scena del bacio era bella ed emozionante tanto che i nostri genitori hanno voluto il bis. C’era ancora il mio papà in vita. C’era mia nonna Pina a vedere la recita e anche i miei fratelli che erano diventati grandi. Dopo la recita c’era stato il rinfresco. Incomincio a prepararmi per l’esame di terza media. Stavo studiando per scienze come nascono i bambini; geografia e musica con la pianola. Sono andata con i miei compagni di classe in cortile per la foto di gruppo di fine medie. Ho fatto l’esame scritto e quello orale. Sono stata promossa e ho ricevuto l’attestato di terza media che in realtà non mi è servito a niente.
In via Peschiera
Mia mamma mi ha iscritta al centro diurno di via Peschiera che si trova a Genova. Facevamo il laboratorio di pelletteria e facevamo le borse in pelle. Tagliavamo il pellame con il cutter: c’era qualcuno che ci seguiva affinché non ci tagliassimo le dita. Poi facevamo “autonomia” che significava farsi il bagno da sola. Un giorno sono scivolata nella vasca da bagno e ho preso una schienata e mi sono fatta male. Mia mamma la sera mi ha chiesto cosa mi ero fatta dietro la schiena e io le ho detto che ero caduta nella vasca da bagno del centro diurno di via Peschiera. L’indomani è venuta con me al centro diurno a dire di non lasciarmi più da sola. Da quella volta non sono rimasta più da sola.
Da Genova a Lerma
Sono andata al centro diurno fino ai quindici anni. Un giorno siamo andati ad una gita organizzata e abbiamo conosciuto una signora che era proprietaria di una casa in un paese di nome Lerma. Siamo andati a vedere la casa e da allora siamo in affitto. Mi ricorderò sempre York, il mio cane, quando lo abbiamo portato in giardino. C’era un cancelletto di legno: lo ha buttato giù con una testata. Abbiamo levato le erbacce dalle aiuole del giardino poi siamo tornati a per un certo periodo a Genova perché dovevamo mettere in vendita la casa. Quando sono arrivata a Lerma ho impiegato un po’ di tempo ad ambientarmi. All’inizio era tutto bello, adesso non la penso più così.
Progetto Sole
Passano gli anni e ho iniziato a frequentare un corso di computer denominato Progetto Sole che si teneva a Ovada in via Novi; come insegnanti c’erano Maurizio Castellaro, Giorgio Malaspina e Silvia Scarsi. Mi trovavo bene: qui ho conosciuto Giuseppe che è più di un amico per me. Poi c’era Mariangela: era molto simpatica però quando prendeva il pullman si trasformava e chiedeva agli autisti se erano sposati. L’autista le rispondeva si e lei ci rimaneva stupita. Un giorno non lo più vista: poi ho saputo che l’avevano tolta dal Progetto Sole e al suo posto era venuta Chiara Lerma che era molto simpatica. Noi lavoravamo tanto al computer; poi finì il Progetto Sole. Allora sono andata al Centro diurno Lo Zainetto per qualche anno.
Gli stage
Passano gli anni e inizio a frequentare presso la scuola media Sandro Pertini il Centro Hanna dove ho conosciuto Pietro Moretti e ho incontrato di nuovo Giuseppe. Ho iniziato con gli stage. Il primo che ho fatto è stato al Mulino di Lerma. Ero in cucina a lavare i piatti con la lavastoviglie industriale. Ho tagliato anche i ravioli con la rotella. Andavo prendere le uova nel pollaio anche se avevo paura delle galline perché mi beccavano i piedi. Ho conosciuto i miei colleghi di lavoro Roberto, Nerina e Maria (che conoscevo già perché è la moglie del cantoniere di Lerma). C’era Mauro che era il proprietario del ristorante, sua moglie era molto simpatica. Lui era un po’ burbero. Ho fatto un altro stage ad Ovada all’Archivolto, osteria Nostrale: mi sono trovata veramente bene, come in famiglia. Ho conosciuto i due fratelli Sebastiano e Rosario, proprietari del ristorante. C’era Rita che era la cuoca; Daniza anche lei in cucina; Claudio lo chef del ristorante ed anche fidanzato della figlia di Sebastiano; Ernan invece era un tirocinante che veniva dalla scuola alberghiera di Acqui Terme. Rosario, uno dei proprietari, adesso è diventato papà di due bimbi: Ettore ed Edoardo. C’era Guido, anche lui chef; Rita era cameriera. Paola, la moglie di Sebastiano, affettava le focacce; hanno anche un figlio che si chiama Andrea ed anche lui lavora lì come chef; ha fatto l’Alberghiero e si è specializzato in pasticceria.
Centro Hanna
Il mio primo incontro al Centro Hanna e stato con Giuseppe, il mio collega di lavoro. Mi ci sono trovata subito bene perché lui mi sa capire; è gentile; parliamo sempre insieme; ci intendiamo molto. Giuseppe è il mio migliore amico di lavoro; è bello, molto carino. Spero di essergli sempre vicino come adesso. Dopo tanto tempo ho ritrovato Ramona che è una ragazza sulla sedia a rotelle. L’avevo conosciuta tempo addietro al Centro diurno Lo Zainetto e siamo diventate subito amiche. Sono diventata amica anche con Michela. Veniva anche al centro diurno. Ramona continua a venire a Vedrai. Invece Michela non viene più. C’era anche Maria Pia: veniva molto volentieri al Centro Hanna a lavorare al computer: E’ venuta per tanti anni poi si è ammalata e non è più venuta. Abbiamo ricevuto la notizia che era mancata, siamo andati al suo funerale: era una patita del giornalino di Gian Burrasca e di Gianni Morandi. Rimarrà sempre dentro di noi. Abbiamo conosciuto anche Chiara Lerma: lei aveva problemi al cervello, parlava del campo visivo e del dottor Cremonte. Era ossessionata “in senso positivo da questa persona. Anche lei è stata con noi alcuni anni, poi è andata via lentamente. siamo andati al suo funerale a Montaldeo. Ci mancherai tanto Chiara… Manuela era nel gruppo del martedì dall’inizio: è una ragazza in sedia a rotelle. Siamo diventate subito amiche. Aiutavo Manuela e lei era contenta di sentire la musica di Luciano Ligabue che le piace molto come cantante. Scrive al computer; è un’ ottima dattilografa e legge molto bene. Nel 2005 è venuto Ettore Marino al Centro Hanna e lo abbiamo accolto bene. Siamo diventati tutti amici suoi. Mangiavamo assieme a mensa poi andavamo in palestrina a giocare a calcio e tornavamo in classe e ci mettevamo a lavorare al computer. Al pomeriggio è venuta una nuova ragazza Marina Biancato. Proviene da Frugarlo, comune vicino ad Alessandria. Dice “si o no” ed altre espressioni. Ha avuto problemi di cuore. Siamo subito entrati in sintonia con lei: aiutavamo Marina come potevamo anche se tante volte non la capivamo molto.
Al mattino
Al mattino invece veniva un ragazzo autistico di nome Gianluca. Era problematico, gridava e a volte era calmo. Qualche volta spingeva e tirava i capelli e lo aiutavano tanto i prof. Gli davano la focaccia e l’aranciata; lo portavano al piano di sopra al pianoforte: gli piaceva molto; andava spesso in bagno, oppure in palestrina a giocare alla palla o a suonare il tamburo. Quindi è arrivata Letizia al mattino; anche lei è autistica: se non la tengono prende la porta e scappa. Ama cantare al computer le canzoni dei cartoni animati della Walt Disney che le piacciono molto tipo la Sirenetta, la Bella Addormentata nel Bosco e altri ancora. Lavora al computer con il quaderno multimediale su molti argomenti. Al mattino veniva un ragazzo di nome Umberto Empirico: gli piacevano Dragon Ball e le Mini Morris. Scriveva con Nadia che era la sua assistente: lo aiutava tanto. Lo portava anche in palestra grande a giocare a calcio. A lui piaceva molto anche disegnare e colorare e fare tante altre cose divertenti. Umberto era tifoso delle squadre di calcio.
A Vedrai…
Dal 2015 ci siamo trasferiti alla nostra associazione Vedrai con Pietro, Giuseppe e Ettore. Eravamo contenti di essere andati a Vedrai. Adesso stiamo più tranquilli, perché lavoriamo con più calma al computer o sul tablet, scarichiamo la posta dalle caselle elettroniche. Cerchiamo i siti internet per Pietro. Facciamo delle ricerche per Handimatica. Ad esempio abbiamo fatto una ricerca sul Museo del Risorgimento e poi siamo andati a vederlo Ho fatto anche una ricerca sul salone del libro e ci siamo andati.
Il Venerdì
Uno dei miei giorni preferiti è il venerdì, soprattutto al pomeriggio poiché viene Agata, professoressa di lettere in pensione che si occupa di tutte le materie insegnando a me ed Ettore sempre cose nuove ed interessanti . Lei è sempre brava, gentile e non si arrabbia mai con noi. La mia materia preferita è storia, dagli Etruschi ai Romani, dagli antichi dei a Gandhi . Lei ci insegna anche attraverso documentari e pensieri in libertà, per poterci esprimere scrivendo le nostre visioni del mondo e degli argomenti trattati.
Anna
Adesso parliamo un po’ di Anna, assistente mia e di Ettore. Passa il giovedì pomeriggio con me facendomi svagare con lunghe passeggiate per il centro storico di Ovada. Qualche volta ci prendiamo un gelato alla frutta e parliamo un po’ di tutto. Ogni tanto lei disapprova quello che penso, cosa che non mi piace tantissimo ma accetto anche perché mi capisce e mi sostiene. È severa e adora gli animali come li adoro io.
(PRIMA PARTE)